Chiesa dell'Immacolata (Sa Purissima)

Un’altra chiesa mariana, dedicata a Sa Purissima, fu costruita probabilmente nel 1739.

La chiesa de Sa Purissima è sorta a Lodè nel periodo in cui l’intera isola era attraversata da un fervido sentimento religioso verso la Madonna Immacolata.

La chiesa si presenta mononavata, con curiose monofore a sesto acuto. I recenti restauri hanno portato alla scoperta di alcune tombe ai lati della gradinata del presbiterio; probabilmente si tratta delle sepolture dei fondatori/costruttori. Lo spazio interno è scandito in tre parti da archi a sesto acuto, poggianti, alla base, su pilastri rettangolari. Al suo interno si conservano alcune statue tra cui di particolare interesse è la scultura lignea di San Michele Arcangelo di bottega campana (prima metà del XVII secolo). Si tratta di statua pregevole degna di essere annoverata tra le migliori di Sardegna, per la capacità con cui è stata scolpita, sicuramente opera di una scuola affermata. L’Arcangelo è rappresentato vestito da soldato romano, con corazza, gonnellino, elmo e calzari ai piedi. La destra sollevata tiene in alto la spada mentre sul dito della mano sinistra una catena tiene legato ai suoi piedi un diavolo antropomorfo. L’avambraccio regge uno scudo con l’iscrizione latina in caratteri dorati “Quis ut Deus” (chi è simile a Dio).

Molto interessante risulta il gruppo scultoreo di San Simone Stock che riceve dalla Madonna col bambino lo scapolare, del periodo compreso tra il 1700 e il 1799, in legno, bottega campana. Si tratta della Vergine del Monte Carmelo che apparve il 16 luglio 1251 a san Simone Stock, all’epoca priore generale dell’ordine carmelitano, per fargli dono di uno scapolare in tessuto, rivelandogli i privilegi connessi al suo culto, cioè la salvezza delle anime del purgatorio.

Della prima metà del XVIII secolo è la statua di Sant’Isidoro contadino, ritratto nella sua tipica iconografia con attributi sempre legati all'agricoltura. La composizione scultorea presenta il santo che tiene in mano un fascio di spighe di grano, ai suoi piedi un giogo di buoi che ara guidato da un angelo come pastore. La scultura, prodotta da una bottega campana, viene datata secondo l’inventario della Soprintendenza tra il 1700 e il 1749, all’incirca 100 anni dopo la sua canonizzazione.

La statua di San Raffaele Arcangelo del periodo compreso tra il 1700 e il 1749, in legno, probabilmente faceva parte di un complesso scultoreo più articolato. L’arcangelo è rappresentato con il braccio destro sollevato e la mano sinistra tesa a protezione su qualcosa o qualcuno. Verosimilmente, considerata l’ampiezza della base, e raffrontandola ad altre sculture di questo santo, si può ipotizzare che a completare il gruppo fosse la statua del fanciullo Tobia.

Sul lato opposto è collocata una statua assai recente, XX sec., di Santa Maria Goretti, martire italiana canonizzata da papa Pio XII nel 1950. A completamento, sulla parete sinistra, un quadro raffigurante San Salvatore da Horta, mentre nella sacrestia si trovano due quadri raffiguranti San Giovanni Bosco e San Giuseppe da Copertino.